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Dipiazza: congelato il progetto del rigassificatore


IL PICCOLO SABATO, 18 SETTEMBRE 2010

Pagina 15 – Trieste

Dipiazza: congelato il progetto del rigassificatore

Il sindaco: petrolio a buon prezzo, non c’è convenienza. Ma Razeto: cresce il traffico delle navi gasiere. Menia: la situazione non è affatto cambiata. Silenzio dagli spagnoli

di PAOLA BOLIS e SILVIO MARANZANA

Precisa subito di non averne parlato durante l’incontro – appena concluso in Municipio – con l’ambasciatore sloveno a Roma Iztok Mirosic. Perché, dice, «sono le diplomazie dei due Paesi a essersi confrontate sull’argomento». Ma un proprio parere in materia, Roberto Dipiazza non esita a offrirlo: «Credo che un investimento del genere, 600 milioni di euro per la realizzazione del rigassificatore, sia a oggi un po’ congelato dal fattore internazionale della crisi. Sia chiaro – puntualizza subito – io resto assolutamente favorevole al progetto. Ma faccio un ragionamento da imprenditore e puramente personale, del quale sono però abbastanza convinto: fino a quando il petrolio costerà 75-80 euro al barile, l’impianto non si farà. Non c’è convenienza, manca il ritorno economico. Certo – prosegue Dipiazza – se il prezzo dovesse tornare a salire con la ripresa del mercato, allora il gas probabilmente tornerà a essere competitivo». Ma allora, il rigassificatore progettato a Zaule da Gas Natural quale tampone – seppure parziale – all’emorragia di posti di lavoro che si profila con la chiusura della Ferriera? Ma allora, la centrale termoelettrica progettata da Lucchini? «Ci sono tutta una serie di opere contenute nel progetto strategico per la città che possono partire», mette subito le mani avanti Dipiazza: «E poi la centrale può andare avanti da sola, servendosi del gasdotto che arriva dalla Siberia». Bocce ferme comunque al momento, riprende Dipiazza ricordando che comunque gli spagnoli «un ufficio a Trieste lo hanno aperto. Finora hanno parlato con Roma: quando le cose riprenderanno il Comune diventerà protagonista». «Questa è nuova ed è anche buona – il commento immediato da parte del sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia – la situazione per quanto concerne il rigassificatore di Trieste è chiara e non è affatto mutata ultimamente. Punto primo: attendiamo lo sblocco politico del contenzioso che si è aperto con la Slovenia e le diplomazie sono al lavoro per raggiungerlo. Punto secondo: si aspetta la Valutazione d’impatto ambientale per il metanodotto che dovrà collegare l’impianto triestino con la rete nazionale». Menia ribadisce anche che il piano del governo per l’approvvigionamento energetico prevede di utilizzare per il 50 per cento le fonti tradizionali, per il 25 quelle alternative e per l’ultimo 25 per cento il nucleare e che rimane l’obiettivo di realizzare sei o sette rigassificatori. «Cosa c’entrano le fluttuazioni del prezzo del petrolio del resto non prevedibili a medio lungo termine? – si chiede il sottosegretario all’Ambiente – Si tratta in realtà di non essere dipendenti dagli altri Paesi perché il gas ci servirà sempre, basti ricordare la crisi passata alcuni anni fa a causa del gas ucraino. Niente a che fare con il petrolio. E allora se scoppia un’altra guerra del Golfo, cosa dovremmo fare?» Estremamente sorpreso della dichiarazione del sindaco anche il presidente di Confindustria Trieste, Sergio Razeto. «Una dichiarazione di questo genere – afferma – semmai avrebbe potuto farla Gas Natural e non certo Dipiazza. Comunque non abbiamo visibilità su quello che potrà essere il prezzo del petrolio fra un anno, figurarsi di cosa ne sappiamo di come sarà il mercato tra alcuni anni quando il rigassificatore potrà entrare in funzione. Io comunque ho un altro dato attuale, che semmai va nella direzione opposta: il traffico di gas carrier, cioè delle navi gasiere, è ultimamente in forte crescita il che, se si vuole giudicare in base alla situazione attuale, farebbe ritenere la realizzazione ancora più conveniente». Ribadendo la netta posizione favorevole da parte di Confindustria Trieste, Razeto sottolinea che il rigassificatore è necessario in quanto si tratta di un impianto strategico a favore del Paese intero. «In seconda battuta poi – precisa – vi sono i vantaggi a favore dell’economia locale con l’opportunità di assorbimento di occupazione se vi sarà la chiusura della Ferriera e con l’indotto che potrà creare a partire dalla catena del freddo». Ma è il discorso nazionale complessivo che in questo caso prevale, secondo il presidente degli industriali, «perché in realtà costa molto di più essere un Paese che dipende dalle pipeline ed è sottoposto all’arbitrio di chi può aprire o chiudere una valvola». Gas Natural ieri non è intervenuta in alcun modo «anche perché – hanno fatto sapere i referenti locali – è difficile che una multinazionale replichi a quella che è stata definita un’opinione». Da registrare invece una presa di posizione di Franco Bandelli, leader di ”Un’altra Trieste”. «A noi era stato detto – ha affermato – che chi esprimeva dubbi sul rigassificatore era fuori dal Pdl. Mi aspetto ora che la scure del coordinatore regionale Isidoro Gottardo si abbatta sul capo di Dipiazza. Quanto al sindaco è sempre più un inno al decisionismo: prima della marcia indietro sul rigassificatore ha cambiato quattro volte sito al Parco del mare prima di eliminarlo, sul superporto ha detto prima bellissimo e poi non so, il Piano regolatore lo ha congelato. Il Piano del traffico adesso aspettiamo che ce lo porti la Befana, ma soprattutto aspettiamo con ansia un nuovo sindaco».

IL NUOVO AMBASCIATORE SLOVENO: TRIESTE-DIVACCIA, UN OBIETTIVO

Mirosic: su infrastrutture ed energia puntiamo a piani coordinati con l’Italia

L’INTERVISTA di MAURO MANZIN

Classe 1968, fa parte di quella nuova schiera di diplomatici formatisi nella Slovenia indipendente. E Iztok Mirosic, il nuovo ambasciatore sloveno in Italia, dimostra tutta la formazione europea ed europeista che costituisce il suo imprinting diplomatico. La Slovenia sta già lavorando al raddoppio della ferrovia Capodistria-Divaccia, il Porto di Capodistria si sta ingrandendo, mentre l’Italia e Trieste camminano a passo d’uomo. Non è che Lubiana ci sorpasserà? Io sono per la cooperazione, non per il confronto. Slovenia e Italia devono lavorare assieme altrimenti gli altri ci sorpasseranno in Europa. Siamo Stati vicini, non possiamo fare la gara a chi sorpassa l’altro, ma dobbiamo collaborare. Quali sono allora i vostri interessi? I nostri interessi sono di avere progetti energetici e infrastrutturali coordinati con l’Italia, coordinati con l’ambiente, con tutto quanto sia a beneficio per entrambi i Paesi. Siamo, dunque, molto interessati al Corridoio ferroviario Trieste-Divaccia il cui accordo sarà sottoscritto il prossimo mese. Un progetto che Italia e Slovenia pongono sul piano europeo come due Stati che collaborano e non si confrontano. Lei ha parlato di politica energetica. Qual è allo stato di fatto la posizione della Slovenia sul rigassificatore di Zaule? La posizione della Slovenia è chiara. Noi aspettiamo dall’Italia uno studio completo che contenga tutti gli effetti determinati dalla costruzione dei rigassificatori che poi dovranno essere esaminati. E l’Italia non ci ha ancora presentato questo studio. Dunque, voi aspettate ancora questo documento? Assolutamente sì. Ma la Slovenia nell’attesa come si sta muovendo? Il governo sloveno sta preparando un quadro complessivo di tutti i programmi infrastrutturali ed energetici che riguardano il Nord Adriatico. Programmi che saranno da noi esaminati e su cui successivamente ci confronteremo con l’Italia per vedere soprattutto quale sarà il futuro per il golfo di Trieste. Del resto sia noi che l’Italia assieme alla Croazia collaboriamo già nella Commissione mista per il Nord Adriatico. E in quest’ambito stiamo elaborando proprio una strategia interna che riguarda molto da vicino proprio le acque del golfo di Trieste. Quindi tutti i nuovi progetti, vuoi infrastrutturali, vuoi energetici dovranno essere coordinati tra i vari Paesi interessati. Costruirà un rigassificatore anche la Slovenia? La nascita di un rigassificatore non è stata inclusa dal governo nei suoi piani per il futuro. Restate fermi che il gasdotto debba andare da Zaule a Grado via terra e non via mare?

Noi preferiremmo un gasdotto via terra, perché il progetto via mare avrebbe pesanti ricadute sul piano dell’impatto ambientale sulle acque del golfo di Trieste che già ora si trova in condizioni abbastanza critiche. Cambiando argomento. Dopo gli accordi di Roma del 1983, quando l’allora Jugoslavia si impegnò a versare 110 milioni di dollari all’Italia come risarcimento per i danni di guerra, per ora solo la Slovenia ha versato la sua parte in un conto fiduciario presso la sede lussemburghese della Dresdner Bank. Soldi che, per ora, l’Italia non ha neppure sfiorato…Per noi la questione è conclusa e lo abbiamo anche ribadito all’Italia. Per Lubiana la questione relativa agli Accordi di Roma è definitivamente risolta. In Italia si parla però di una possibile rivalutazione al valore odierno di quei 110 milioni di dollari…Sì, ma il conto lussemburghese produce i suoi interessi bancari. Tema minoranze. Qual è la situazione?Dobbiamo lavorare sullo spirito che si è creato dopo il concerto dei tre presidenti a Trieste. Uno spirito nuovo, con i triestini che hanno apprezzato il gesto fatto per le vittime del Narodni Dom. In questa nuova temperie dobbiamo inserire la collaborazione tra i due Stati, il che significa anche la collaborazione per le rispettive minoranze e vederle non come un mezzo di confronto, ma come strumento di ulteriore cooperazione. Non esiste più la frontiera tra Italia e Slovenia e stiamo costruendo un’Europa nuova. Però ogni anno, soprattutto in vista del varo delle rispettive leggi finanziarie, ci sono problemi per il finanziamento della minoranza slovena in Italia e di quella italiana in Slovenia… Dobbiamo evitare tutto questo. Il governo Pahor, di fronte alla crisi economica che sia Slovenia e Italia stanno attraversando, ha assicurato che non diminuirà i contributi per la minoranza italiana in Slovenia. Il problema però è come stabilire un finanziamento stabile della minoranza slovena per non avere problemi che si ripetono annualmente. Noi proponiamo un coordinamento presso il governo italiano dei vari ministeri che si occupano delle problematiche della minoranza slovena per avere un tavolo comune su cui discutere e confrontarci, anche perché il Comitato paritetico previsto dalla legge 38 non copre tutte le questioni relative alla minoranza slovena.

A SEI MESI DAL DEPOSITO INOLTRATO UN SOLLECITO

San Dorligo della Valle e Muggia non mollano: «Il Tar del Lazio si esprima sul nostro ricorso»

Sul rigassificatore, Dipiazza-pensiero a parte, i sindaci di Muggia e San Dorligo della Valle non mollano. Nerio Nesladek e Fulvia Premolin, infatti, attraverso l’avvocato Francesco Longo hanno inoltrato un sollecito al Tar del Lazio che, dopo sei mesi, non si è ancora espresso sul ricorso presentato congiuntamente dalle due amministrazioni comunali. Ma non solo. Muggia e San Dorligo della Valle hanno proposto di inoltrare quattro istanze differenti. Una ciascuno verso il ministero dell’Ambiente italiano e la Regione con l’intento di verificare se, dopo il decreto di compatibilità ambientale, siano stati prodotti altri documenti da poter impugnare. Un altro verso il Tar del Lazio per intervenire nel procedimento aperto dal Comune di Capodistria e infine uno al ministero dell’Ambiente sloveno. L’obiettivo dichiarato da Nesladek e Premolin è di fotografare al meglio la situazione amministrativa della vicenda rigassificatore. «Con questi nostri nuovi interventi – dice Nesladek – siamo gli unici enti pubblici, assieme alle associazioni ambientaliste, ad intraprendere questa via del ricorso». Sulla stessa lunghezza d’onda la collega Premolin: «È una battaglia importante per le nostre comunità e, anche se adesso tutto sembra più tranquillo, il discorso rigassificatore non è ancora affatto chiuso». (r.t.)