AAG org.
ALPE ADRIA GREEN
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Datum: 6.9.2009
Sporočilo za javnost ob preložitvi italijansko slovenskega srečanja
AAG ugotavlja, da je italijanska stran odpovedala meddržavno srečanje to sredo 9.9.09 v Ljubljani, ker je ugotovila verodostojnost navedb o prirejenih dokumentih za izdajo soglasja za gradnjo terminala v Žavljah, slovenska stran pa je sprejela preložitev, ker ne želi zapletov s sosedi, pa če tudi na škodo okolja.
Zato pričakujemo od Vlade RS aktivno zahtevo po italijanski odpovedi načrtovane gradnje še pred izdajo ponovnega soglasja in eventualni izdaji gradbenega dovoljenja.
Pred prihodnjim srečanjem imata obe strani dovolj časa za podpis dokumenta o ustavitvi vseh postopkov za izdajo gradbenega dovoljenja.
Povedati pa moramo, da roki za upravno tožbo po italijanski zakonodaji tečejo in jih bo AAG spoštovala, prav tako pa bo AAG podala zaradi prirejenega okoljskega soglasja za gradnjo Žaveljskega plinskega terminala pritožbo na evropsko komisijo.
V kolikor ne bo slovenska stran vložila takoj po srečanju, če se ne bo italijanska stran odpovedala gradnji,tožbo na pristojno evropsko sodišče, bomo razumeli da je posredi kupčija na račun našega skupnega okolja.
Iz dosedanjih medijskih poročil je nedvoumno razbrati, da plinski terminal ne sodi v tržaški zaliv in bi pomnil veliko vplivanje na italijansko in slovensko okolico Žavelj.
Zato bomo aktivno spremljali dogajanja na obeh državnih straneh in v kolikor se bodo dogajale stvari v smer gradnje terminala bomo o tej zadevi informirali evropski parlament o ne spoštovanju Kijotskega protokola s strani države Italije.
Poznano nam je, da plinski terminal ni potreben zaradi zagotovitvi pomanjkanja energenta v Italiji, pač pa je to zgolj pritisk kapitala na zamenjavo energenta zaradi politične volje.
Alpe Adria Green je pričela z akcijo zbiranja denarja, z katerim bi lahko vložili tožbo na Italjanskem upravnem sodišču,zaradi nepravilnosti pri izdaji okoljskega dovoljenja za izgradnjo plinskega terminala Žavlje. Celotni stroški skupaj z pritožbo na EU sodišče bodo znašali približno 20.000 evrov! Prispevke lahko nakažete na TTR: Sl56-0510-0801-1891-125
Predsednik Alpe Adria Green
Vojko Bernard
Vse nepravilnosti razvidne tudi iz dosjejev?
Da to najverjetneje drži, je potrdila tudi Zofija Pavlin iz Mednarodne okolijske organizacije Alpe Adria Green: "Globina morja ni 18 metrov, ampak 14 metrov, kar je za dvigovanje strupenega mulja z dna, to je živega srebra, ključnega pomena." Podjetje Gas Natural, ki naj bi terminal gradilo, je po prepričanju AAG-ja ponaredilo podatke in izsililo soglasje italijanske vlade o okolijski primernosti gradnje terminala. AAG naj bi imel dokaze, da so v projektu ponarejene ocene vplivov na okolje in posledice morebitnih nesreč in da so državne in pokrajinska oblast prikrile to potvarjanje.
Il governo italiano, la holding spagnola Gas Natural e alcuni politici locali vogliono imporre la costruzione
di un rigassificatore nel porto industriale di Trieste, nella stretta baia (vallone) di Muggia, in area abitata da
oltre 200.000 persone, vicino al confine con la Slovenia (della quale é perciò necessario il consenso secondo
le norme europee).
Il gas metano trasportato con navi gasiere compresso e liquefatto, verrebbe travasato nei serbatoi del rigassificatore,
riespanso riscaldandolo con l’acqua prelevata nel mare (dove verrebbe scaricata più fredda e clorata),
ed immesso nella rete distributiva di un nuovo metanodotto.
L’impianto avrebbe un enorme pontile d’attracco giganteschi serbatoi fuori terra accanto al terminale
dell’Oleodotto Transalpino e ad altri impianti e serbatoi con sostanze industriali estremamente pericolose.
Si tratta perciò di un impianto da terzo mondo, estremamente pericoloso per la popolazione e dannoso per
l’ambiente e l’economia del territorio sia da parte italiana che slovena.
__________
PER QUANTO RIGUARDA LA SICUREZZA, i rigassificatori e le navi gasiere sono obiettivi strategici
, e la loro
esplosione per incidente od attentato può incenerire all’istante ogni cosa nel raggio di alcuni chilometri, con
effetto simile alla nube ardente di un vulcano.
Questi impianti devono essere perciò costruiti o su coste deserte, oppure 15-18 km al largo, con attorno due
aree di protezione concentriche, di sicurezza civile e militare e di interdizione della navigazione, che nell’Alto
Adriatico sono state stabilite a livello internazionale (IMO, SN.1/Circ. 257/06) rispettivamente in 2 e 2.8 km
(1,5 miglia nautiche), mentre le norme europee (Dir. 96/82/CE) vietano il trattamento dei gas compressi vicino
ad altri impianti a rischio.
Il primo rigassificatore italiano, recentemente costruito ed attivato (2008) al largo della costa adriatica davanti
a Porto Viro (Rovigo) rispetta infatti queste prescrizioni pur recando non pochi altri problemi.
Invece nel porto di Trieste i serbatoi del rigassificatore e le navi gasiere sarebbero indifendibili da attentati
terroristici
effettuabili da terra con comuni missili a spalla, e ne costituirebbero un obiettivo internazionale
primario per il numero elevatissimo delle vittime e la distruzione contemporanea del vicino terminale
dell’oleodotto (già obiettivo di attentato 1972) che fornisce raffinerie e riserve dell’Europa centrale.
Il progetto di questo rigassificatore é perciò inaccettabile, oltre che per la sicurezza della popolazione locale,
anche per le strategìe di sicurezza e di rifornimento energetico dell’UE e della NATO.
PER QUANTO RIGUARDA L’ECONOMIA, l’interdizione della navigazione e le altre misure di sicurezza
marittima attorno al terminale e ad ogni nave gasiera in arrivo e partenza semiparalizzerebbero le altre attività
e lo sviluppo del porto di Trieste e del vicino porto sloveno di Koper-Capodistria, le attività di pesca e la
navigazione da diporto.
Al confronto con questi enormi danni l’entità già minimale dei posti di lavoro e dei guadagni che il rigassificatore
potrebbe portare a Trieste sarebbe irrisoria.
PER QUANTO RIGUARDA L’AMBIENTE
, lo scarico continuo di quantità enormi di acqua più fredda con
aggiunta di cloro inquina il mare e ne abbassa la temperatura con effetti dannosi proporzionali alle possibilità
di dispersione. Poiché la baia di Muggia é troppo stretta, poco profonda ed occlusa dalle dighe del porto di
Trieste, questi effetti vi si concentrerebbero rapidamente causando la morte degli organismi marini e,
d’inverno, l’abbassamento della temperatura dell’acqua sino a livello di congelamento.
RIGASSIFICATORE NEL PORTO DI TRIESTE:
CARTE FALSE PER UN PROGETTO AD ALTISSIMO RISCHIO
Mentre l’eventuale scarico sottomarino al largo, fuori dalle dighe, diffonderebbe l’inquinamento chimico e
termico in misura comunque inaccettabile nell’intero golfo di Trieste, sino alle acque slovene, su fondali già
biologicamente e chimicamente devastati dagli scarichi dell’impianto di depurazione fognaria di Trieste.
Il transito delle grandi navi gasiere sui bassi fondali della baia (inclusa nel Sito Inquinato Nazionale da bonificare)
aumenterebbe inoltre a dismisura il rimescolamento dei fanghi pesantemente inquinati diffondendoli con
le correnti nelle acque italiane e slovene del Golfo di Trieste. Mentre la vicinanza di altri impianti e serbatoi
con sostanze industriali tossiche potrebbe amplificare a catena (effetto domino) gli effetti dannosi anche di incidenti
di lieve o media entità.
L’indagine giudiziaria documentata dal nostro dossier
disponibile sul sito internet http://www.greenaction-planet.org
ha provato che per nascondere tutti questi effetti disastrosi il progetto di Gas Natural ha falsificato e/o omesso
i dati sulla profondità e la temperatura reali del golfo di Muggia, quelli sulla vicinanza degli altri impianti pericolosi
e una parte determinante delle valutazioni attinenti, e che vi sono state pressioni politiche indebite per
coprire queste falsificazioni ed ottenere egualmente le autorizzazioni per costruire l’impianto dannoso, tentando
anche di ottenere il nulla-osta del governo sloveno.
Di fronte alle prove di questo nuovo scandalo nazionale ed internazionale della politica italiana, il governo e
Gas Natural
si limitano ad assicurare genericamente che i progetti sono corretti e rispettano le normative
nazionali, europee ed internazionali, mentro il sottosegretario Roberto Menia, il sindaco di Trieste Roberto
Dipiazza ed alcuni altri politici locali tentano di sviare l’attenzione dai fatti aizzando nazionalismo contro la
Slovenia. Ed insistono tutti a voler forzare egualmente la costruzione dell’impianto.
COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE ADESSO:
La nostra Associazione sta combattendo da tempo a livello locale, nazionale ed internazionale per opporsi alla
realizzazione di questo rigassificatore così drammaticamente pericoloso e dannoso per tutti.
Abbiamo presentato denunce penali come quella inclusa nel dossier, mentre altre sono in corso e due denunce
al Parlamento Europeo ed alla Commissione Europea (petizioni nn. 048/2007 e 1147/08) che stanno già svolgendo
le relative inchieste.
Ma le autorità romane sono purtroppo abituate ad ottenere l’archiviazione di indagini penali anche più pesanti,
e ad eludere sistematicamente persino le sanzioni europee.
Rimane però ancora da
impugnare in sede amministrativa, davanti al T.A.R., del Lazio ed entro il 15 novembre,
il parere ambientale che il governo italiano ha già emesso a favore del progetto del rigassificatore.
Le possibilità di successo sono obiettivamente ottime, dal momento che si possono dimostrare perfettamente
tutte le sopraddette falsificazioni ed omissioni del progetto.
Ma le spese vive di questa causa ammontano ad almeno 10.000 euro, ed in caso di rigetto ed impugnazione
davanti al Consiglio Stato ne occorrerebbero altrettanti.
Dobbiamo quindi chiedere l’aiuto di tutti, per quanto possibile, raccogliendo queste somme con una sottoscrizione
pubblica.
PER SOSTENERE LE NOSTRE AZIONI LEGALI CONTRO L’IMPOSIZIONE DEL RIGASSIFICATORE potete
quindi versare qualsiasi contributo sul conto corrente postale 83762187 intestato a Greenaction Transnational
scrivendo sul bollettino come causale “ricorsi amministrativi rigassificatore Trieste”.
Non vi chiediamo sacrifici, ma ringraziamo di cuore tutti coloro che potranno sostenere la battaglia comune
anche in questo modo, e comunque con ogni altra attività utile, col loro consenso e con la loro simpatia.
GREENACTION TRANSNATIONAL
www.greenaction-planet.org GREENACTION TRANSNATIONAL – Via Palestrina 3 – 34133 Trieste
tel/fax 0402410497 – e-mail: info@greenaction-planet.org
S.I.P. via Palestrina 3 Trieste
7 Settembre 2009
Il rigassificatore di Trieste: una vicenda da indagare
Da un parte ci sono le associazioni ambientaliste e la popolazione locale. Dall’altra, il governo e una grande società spagnola. In mezzo, tra loro, il porto di Trieste e il progetto di costruire nella stessa area un rigassificatore, oggetto di un braccio di ferro che vede scendere in campo anche la Slovenia.
Greenaction transnational, Alpe Adria Green, WWF, Legambiente, Italia Nostra, Comitato per la Salvaguardia del Golfo di Trieste e Comitato Sos Muggia, affiancati dalla società civile, non solo contrastano il progetto, temendone la potenzialità distruttiva sull’ambiente e la salute, ma puntano l’indice anche contro la trasparenza con cui si sta procedendo. La loro denuncia – contenuta in una petizione rivolta al Parlamento europeo- riguarda la Valutazione di impatto ambientale dell’opera: nello studio, accusano, sarebbe stata indicata una profondità delle acque del golfo triestino di molti metri superiore a quella reale e omessa la presenza nella zona di altri siti industriali, mentre non sarebbero stati inseriti i dati sull’inquinamento dei fondali (www.greenaction-planet.org).
Sostengono infatti che alcuni progettisti della Gas Natural, chiamata a realizzare il rigassificatore triestino, abbiano omesso e falsificato informazioni tecniche fondamentali. Di questa scorrettezza il Governo italiano, in particolare il ministero dell’Ambiente, sarebbe stato a conoscenza, ma avrebbe scelto di coprire tali falsificazioni e omissioni, delle quali era stato avvisato da organi giudiziari e amministrativi. Le associazioni hanno infatti avanzato un esposto sul caso alla Procura di Trieste, che ha spedito il fascicolo penale alla Procura di Roma e inviato parte di esso al ministero dell’Ambiente. Il tutto ad indagine ancora aperta. Un’ indagine che in modo molto rapido è stata archiviata dalla Procura capitolina. Non nel merito ma nella competenza: secondo i giudici di Roma sulle falsificazioni – denunciate dagli ambientalisti e documentate dalla Guardia di Finanza- dovrebbe esprimersi un tribunale amministrativo.
Quello che contestano le associazioni ambientaliste e’ la superficialita’ nell’approccio investigativo e chiedono che si indaghi su quanto accaduto, e che la stessa Valutazione di impatto ambientale sia riconosciuta come nulla. Del resto è stato recentemente aperto un secondo fascicolo di indagine sulla base della denuncia dei sindaci di Muggia e San Dorligo della Valle.
Per il governo, come ha ricordato in luglio il ministro degli Esteri Frattini, il rigassificatore di Trieste non solo va realizzato, ma sarebbe anche un’opera assolutamente sicura: rispettosa della salute dell’ambiente e della popolazione. Per il rigassificatore poi, si sono schierati anche il presidente della Regione Friuli Tondo, il sindaco di Trieste Dipiazza e il sottosegretario all’Ambiente Menia, che ha difeso l’opera triestina all’interno di un piano nazionale che prevede la costruzione di altri dieci impianti nel paese.
Ad opporsi però è il governo di Lubiana: la Slovenia reputa eccessivamente pericoloso il gasdotto sottomarino che dovrebbe appunto occupare le acque tra Zaule e Grado. Lubiana si è addirittura detta pronta, in relazione alle possibili falsificazioni e omissioni, ad avviare un’azione legale davanti alla Corte di giustizia europea.
In questo quadro, mi chiedo se non sia opportuno non solo un intervento dell’autorità giudiziaria, che chiarisca se ci sono state o meno “taroccature” della valutazione ambientale, ma anche una riflessione da parte dell’esecutivo. L’IdV triestina non a caso ha annunciato una petizione popolare perché la parola ritorni a chi spetta di diritto, ovvero i cittadini. Nelle vertenze locali –dalla Tav al Mose, fino al Ponte di Messina- non è pensabile agire manu militari sulla testa di chi, in quei luoghi oggetto di edificazioni controverse, non solo ha vissuto, ma vive ancora e vivrà.
Di fronte al timore che non siano rispettate leggi importanti come la normativa Seveso, ai dubbi sulla trasparenza nella procedura di realizzazione dell’opera, alle ombre che gravitano su un governo eccessivamente interessato (e si può comprendere perché) a portare a termine il progetto, fermarsi è un obbligo. Non per cedere alla sindrome Nimby (not in my back yard), ma per riconoscere che quando si decide di alterare una realtà ambientale con progetti imponenti, la popolazione e il suo volere non sono un optional.
Questo mese ci sarà l’incontro fra il nostro paese e la Slovenia: il governo potrebbe scegliere la strada del rispetto della comunità locale o almeno quella dell’ascolto e della consultazione democratica. Le speranze, certo, sono poche, ma non è un motivo comunque per tacere di fronte ad una politica condotta dall’esecutivo con la finalità di distruggere l’ambiente e recare danno concreto alla salute della popolazione, capace solo di arricchire i soliti comitati affaristici che imperversano dal sud al nord del nostro paese.
Prevod tiskovnega sporočila Greenaction Internatioal
Trst 5.09.2009
Tržaški škandal plinskega terminala
Greenaction………..zanika podtajnika Menio in tržaškega župana
Trst, 5. september 09 Greenaction Transnational, soustanoviteljica mednarodne okoljevarstvene mreže Alpe Adria Green, ki je prijavila ponaredbe v projektu plinskega terminala španske družbe Gas Natural v Trstu, za katerega obmejna Slovenija daje veto,
sedaj poudarja, da v tišini italijanskih politikov, ki so bolj preudarni ali manj vpleteni, podtajnik na ministrstvu za okolje Roberto Menia in tržaški župan Roberto Dipiazza, skušata naščuvati javno mnenje proti bližnji državi.
Oba namreč vztrajata pri trditvi – ugotavlja Greenaction – da v projektu ni ponaredb; Slovenija naj bi se po krivici vmešavala v italijanske državne strateške izbire za dosego svojih mračnih političnih ciljev majhne bivše komunistične države, zato bi jo bilo treba ignorirati ter tudi kaznovati in podobno.
Okoljevarstvena organizacija ju zanika rekoč, da je resničnost popolnoma drugačna: ponaredbe načrta in politična prikrivanja, ki so tem sledila, dokazujejo sodne preiskave
finančne policije in so na ogled v dosjeju prijave na spletni strani Greenaction Transnational
na naslovu:http://www.greenaction-planet.org. Tudi če ne bi bilo tako, bi to ostal načrt tretjega sveta, uničujoč za morsko okolje in preveč izpostavljen nesrečam ter katastrofalnim atentatom, ki bi v trenutku Trst spremenili v Pompeje; načrt namreč ne predvideva niti minimalnih mednarodnih varnostnih razdalj niti zaustavitev plovbe, kar pa bi delno ohromilo promet tržaškega in koprskega pristanišča. Privolitev Slovenije kot obmejne države, ki ji grozita obmejna škoda in tveganja, pa je pogoj, ki ga postavljajo evropske norme, kar lahko vsak preveri preko interneta.
Greenaction Transnational ugotavlja, da je zatekanje k psevdo-patriotskim demagogijam
s strani tržaškega podtajnika in župana zelo neodgovorno in nesmiselno, tako da si je resno potrebno zastaviti vprašanja o vzrokih.
GREENACTION TRANSNATIONAL
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